La fotografia come forma d'arte
"Se si può dipingere un quadro a memoria o grazie alle risorse dell'immaginazione, la fotografia, in quanto traccia fotochimica , può essere condotta a buon fine solo in virtù di un legame iniziale con un referente materiale."
ROSALIND KRAUSS

Nel corso degli anni Ottanta e Novanta del Novecento si è concluso quel processo, iniziato negli anni Venti, che ha portato a identificare la fotografia come una forma d'arte autonoma, che non imita la pittura o la scultura ma indaga la realtà e i temi della bellezza, del dolore, della vita attraverso un linguaggio autonomo e altrettanto autorevole (Nifosì, 2020).
Il semplice atto di fotografare non fa un fotografo. E l'essere un fotografo non presuppone essere un'artista. Il principale punto di forza consiste nel saper vedere la realtà con occhi diversi, più attenti e più sensibili. L'artista è colui che è in grado di immortalare attimi altamente significativi che spingono a una riflessione profonda.
Le fotografie di Peter Henry Emerson (1856 - 1936) furono ritenute i primi esempi di promozione della fotografia come forma d'arte. Egli, però, negava la capacità della fotocamera di fare "arte" semplicemente trascrivendo la realtà.
Nella sua opera più importante, la fotografia naturalistica (1889), Emerson espose la sua teoria. Egli rifiutò l'idea di arte considerata come un veicolo per l'espressione personale ed emotiva. Pur ritenendo l'artista una persona di carattere e di abilità speciali, giudicò le opere d'immaginazione come false. La propria idea del naturalismo si basò sull'idea di Helmholtz che "la perfetta pittura artistica fu raggiunta solo quando riuscirono a imitare l'azione della luce su l'occhio".
